“Non sono una donna, io”: alle origini del femminismo nero di bell hooks

RIFLESSIONI, RISCRITTURE E ALTRO

«Per me il femminismo non è semplicemente una lotta per
porre fine al potere maschile o un movimento per assicurare
che le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini;
è un impegno a estirpare l’ideologia di dominio che
permea la cultura occidentale a vari livelli – sesso, razza,
classe, solo per citarne alcuni – e un impegno a riorganizzare
la società statunitense in modo che la crescita
della comunità abbia la precedenza sull’imperialismo,
sull’espansione economica e sui desideri materiali.»
(bell hooks)

Dopo i testi pubblicati negli ultimi anni, prosegue la meritoria riproposizione da parte della Tamu edizioni dei lavori della femminista e studiosa afroamericana Gloria Jean Watkins (1952-2021), nota come bell hooks; e come già accaduto con Il femminismo è di tutti e Da che parte stiamo, anche Non sono una donna, io: donne nere e femminismo (Ain’t I a Woman: Black Women and Feminism) è qui offerto per la prima volta al pubblico italiano (grazie alla traduzione di Federica Fugazzotto). Tuttavia, l’occasione di questa uscita è forse ancora più interessante, trattandosi dell’opera prima di bell hooks, edita negli Stati Uniti nel 1981 (lo stesso anno di un altro importante libro sugli stessi temi come Women, Race and Class dell’attivista di colore Angela Davis).

Dedicato alla madre Rosa Bell Watkins (dal cui nome bell hooks ha tratto la prima parte del suo pseudonimo), Non sono una donna, io affronta di petto una delle questioni centrali del femminismo intersezionale, ovvero il rapporto problematico tra la lotta per la liberazione delle donne nere e il movimento femminista.

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