Tracce di trovatori nella musica pop (quarta parte): “Medievale” di Battiato/Sgalambro

CANZONI D’AUTORE

In questa quarta puntata della nostra serie dedicata alla persistenza della lirica trobadorica nella popular music ci concentreremo sul testo di Medievale, una canzone di Franco Battiato (1945-2021): il brano in questione, scritto insieme al filosofo Manlio Sgalambro, è uno dei tre pezzi inediti contenuti in Fleurs (1999), album di grande successo consacrato per lo più a cover di canzoni italiane e straniere degli anni ’50 e ’60. 

L’aggancio con la tradizione trobadorica risiede nel fatto che la maggior parte del testo coincide con la prima stanza di una lirica di Bondie Dietaiuti, poeta probabilmente fiorentino del XIII secolo appartenente ai cosiddetti “siculo-toscani”, ovvero quei rimatori (il più noto dei quali fu Guittone d’Arezzo) considerati di transizione tra la Scuola siciliana e lo Stilnovo[1]. Non abbiamo quindi a che fare con una presenza diretta di un testo occitanico: tuttavia nelle liriche di Bondie Dietaiuti è stata riconosciuta un’evidente influenza provenzaleggiante, «sia nell’attenzione alla dottrina d’amore sia nelle citazioni, allusioni, traduzioni dai trovatori»[2]. Per esempio dobbiamo a questo poeta la riscrittura di una delle più celebri canzoni trobadoriche: la sua Madonna m’è avenuto simigliante contiene infatti (soprattutto nell’esordio e nella seconda stanza) allusioni dirette a Can vei la lauzeta mover di Bernart de Ventadorn[3].

1. Si riporta di seguito il testo del brano: in corsivo le parti coincidenti (a parte due piccole variazioni) con la prima stanza di Amor, quando mi membra di Bondie Dietaiuti[4]

Sdraiato su un’amaca
a prendere il sole
leggendo un libro
di poesia medievale.

Amor, quando mi membra
li temporal’ che vanno,
che m’àn tenuto danno,
già nonn-è maraviglia s’io sconforto,
però talor
[5] mi sembra
ciascuna gioia affanno,
e lealtate inganno,
e ciascuna ragion mi pare torto.

Un fascio di serici sogni
incorona le notti e i riposi.
Un balzo di tigre inquieta
mi sveglia al giorno.

E paremi vedere
fera dismisuranza,

chi buon uso e leanza
voglia a lo mondo giamai mantenere,
più
[6] che ‘n gran soperchianza
torna per me piacere,
e ‘n gran follia savere,
perch’io son stato, lasso, in grande eranza.

Come si nota, nella prima strofa si definisce una cornice narrativa, con l’io narrante che si dispone su un’amaca a leggere un libro di poesia medievale

La seconda strofa coincide con la prima metà (la cosiddetta fronte) della prima stanza di Amor, quando mi membra, in cui il poeta collega la sua personale sofferenza alla situazione generale che vede il mondo procedere alla rovescia: i concetti di gioia, lealtà e ragione sono infatti sovvertiti, rispettivamente, in quelli di affanno, inganno e torto[7].

I quattro versi della terza strofa, di nuovo di mano di Battiato/Sgalambro, introducono il motivo del sogno, come se la lettura della poesia avesse provocato l’addormentamento del narratore, risvegliato da un balzo di tigre. Quest’ultima immagine è presa in prestito dalla XIV Tesi di filosofia della storia (1940) del filosofo Walter Benjamin (1892-1940), dove è intesa in senso anti-storicistico come momento in cui il presente prende spunto dal passato provocando un cambiamento nel percorso lineare della storia[8]. E il fatto che questa tigre svegli al giorno sembra richiamare un altro concetto benjaminiano come quello di “dialettica del risveglio”, dove la fuoriuscita dal sonno indotto dal capitalismo è interpretata come capacità «di scuotere la coscienza dormiente dell’epoca e scardinare le scenografie oniriche di uno storicismo narcotizzante»[9].

La quarta ed ultima strofa corrisponde, infine, alla seconda parte della prima stanza della canzone di Bondie Dietaiuti (la cosiddetta sirma): il poeta prosegue nella sua denuncia della decadenza e del rovesciamento dei valori (col piacere trasformato in offesa e la conoscenza in follia), tale per cui parrebbe un’impresa davvero temeraria se qualcuno volesse conservare un atteggiamento di lealtà. 

2. L’intreccio tra la poesia di Bondie Dietaiuti e i riferimenti al pensiero di Walter Benjamin fornisce quindi la chiave di interpretazione di Medievale: la deprecazione dei costumi del poeta fiorentino e la critica della fede nel progresso del filosofo tedesco s’intrecciano a formulare un invito al risveglio della coscienza, ai fini di una redenzione dell’umanità.
Non si tratta certo di una tematica inedita per Franco Battiato, soprattutto nelle canzoni scritte insieme a Sgalambro, nelle quali è ricorrente la denuncia della degenerazione contemporanea così come l’importanza di scuotersi dalla stato di sonno passivo per raggiungere l’illuminazione (sulla scia degli insegnamenti del mistico Georges Uvanovič Gurdjieff e del monaco benedettino e maestro zen Willigis Jäger[10] ). La ritroviamo, per esempio, in Decline and fall of the Roman Empire, brano pubblicato nel 1996 come lato B del singolo Strani giorni: si tratta di una canzone piena di riferimenti, a partire dal titolo preso in prestito dal noto saggio di Edward Gibbon. E tra citazioni di T. S. Eliot, della Bibbia e delle Upanishad spunta, anche qui, l’associazione tra la tigre e il risveglio: Odo un canto all’orizzonte, m’assottiglio / sono spirito puro, sono fiore, tigre, mi risveglio.

L’interpolazione della canzone di Bondie Dietaiuti sembra dunque funzionale a rimarcare la necessità di sottrarsi all’inganno dei piaceri terreni, tra i quali rientra anche l’amore. Tra l’altro la metafora del balzo di tigre ben si accorda con la parte della lirica medievale non utilizzata da Battiato e Sgalambro: la quarta stanza di Amor, quando mi membra riporta infatti due esempi tratti dai bestiari: proprio come la salamandra e il pesce sono incapaci di sopravvivere al di fuori del loro elemento naturale (rispettivamente fuoco e acqua)[11], così l’autore non potrebbe vivere senza l’amico a cui si rivolge[12].

NOTE

NOTE
1 Interessante che anche il secondo brano inedito del disco, Invito al viaggio, sia direttamente ispirato ad un testo poetico: si tratta infatti di una traduzione-adattamento della poesia di Baudelaire L’Invitation au voyage (cfr. Laura Ingallinella, Battiato e Sgalambro riscrivono Baudelaire: “Invito al viaggio” (Fleurs, 1999), criticaletteraria.org, 23/1/2016).
2 Liana Cellerino, DIETAIUTI, Bondie, in Dizionario biografico degli italiani, Vol. 39, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1991.
3 Cfr. Nathaniel Smith, The Lark Image in Bondie Dietaiuti and Dante, in «Forum Italicum: A Journal of Italian Studies» 12/II (1978), pp. 233-242.
4 Si fa riferimento all’edizione curata da Sergio Lubello in I poeti della scuola siciliana. Vol. 3 I poeti della scuola siciliana, edizione critica con commento diretta da Rosario Coluccia, Milano, A. Mondadori, 2008, pp. 318-320.
5 Il testo di Dietaiuti ha ch’alor.
6 Il testo di Bondie ha Poi.
7 Come ha osservato Sergio Lubello, si tratta di un «Elenco de oppositis […] di nota ascendenza ventadorniana» (I poeti della scuola siciliana. Vol. 3 I poeti della scuola siciliana cit., p. 321, nota ai vv. 6-8).
8 «La storia è oggetto di una costruzione il cui luogo non è il tempo omogeneo e vuoto, ma quello pieno di “attualità”. Così, per Robespierre, la Roma antica era un passato carico di attualità, che egli faceva schizzare dalla continuità della storia. La Rivoluzione francese s’intendeva come una Roma ritornata. Essa richiamava l’antica Roma esattamente come la moda richiama in vita un costume d’altri tempi. La moda ha il senso dell’attuale, dovunque esso viva nella selva del passato. Essa è un balzo di tigre nel passato. Ma questo balzo ha luogo in un’arena dove comanda la classe dominante. Lo stesso balzo, sotto il cielo libero della storia, è quello dialettico, come Marx ha inteso la rivoluzione» (Walter Benjamin, Tesi di filosofia della storia, Milano-Udine, Mimesis, 2012).
9 Alessandro Carrieri, Un presente rivolto all’indietro.Tecniche della memoria in Bruno e Benjamin, in «Lo Sguardo. Rivista di Filosofia», 28 (2019), pp. 157-172, a p. 158. Si noti che se l’immagine del balzo di tigre si trovava in un passaggio in cui Benjamin rifletteva sulla moda, la «tecnica del risveglio» è indagata dal filosofo tedesco nella sua più ampia riflessione intorno ai passages parigini e all’effetto ipnotizzante prodotto dalle merci: «In questo fraintendimento, grazie a cui le novità della merce (e della moda) vengono scambiate per modernità, consiste quel sonno della storia e degli individui, il “sogno collettivo del XIX secolo”, che costituisce “il mare nel quale navighiamo e la riva da cui salpiamo”» (Giulio Schiavoni, Walter Benjamin: il figlio della felicità, Milano-Udine, Mimesis, 2016, p. 327; le citazioni da Benjamin sono tratte da I «passages» di Parigi, a cura di R. Tiedemann, ed. it. a cura di E. Gianni, Torino, Einaudi, 2000, p. 435). Tra l’altro al centro della riflessione di Benjamin sulla società parigina dell’800 vi è la poesia di Charles Baudelaire, visto non come un esteta decadente quanto piuttosto come un artista in grado di dare una sveglia ai suoi lettori di fronte alla crisi collettiva dell’esperienza (Ibidem, pp. 328ss); e si è già detto che il testo della seconda traccia inedita di Fleurs (titolo che richiama i Fleurs du Mal di Baudelaire) è una traduzione-adattamento di una lirica del poeta francese (supra, nota 1).
10 Sulle influenze di questi pensatori su Battiato cfr., tra gli altri, il recente libro di Enrico Impalà, Battiato. La stagione dell’amore. Quando l’umano si tinge di trascendenza. Viaggio nella spiritualità di un grande poeta, Milano, TS, 2022.
11 In maniera implicita Bondie Dietaiuti citerebbe nella medesima stanza anche gli altri due animali (talpa e camaleonte) simboli degli altri due elementi naturali (terra e aria, rispettivamente). Come sottolinea Lubello nel suo commento al testo (I poeti della scuola siciliana. Vol. 3 I poeti della scuola siciliana cit., p. 324, nota ai vv. 53-6) il motivo della quattro creature compariva già nella lirica trobadorica.
12 A proposito del destinatario di questo testo, esso è stato identificato in Brunetto Latini: Amor, quando mi membra costituirebbe infatti il testo responsivo della canzone S’eo son distretto inamoratamente di Brunetto. Cfr. Sergio Lubello, Brunetto Latini, «S’eo son distretto inamoratamente» (V 181): tra lettori antichi e moderni, in A scuola con Ser Brunetto: indagini sulla ricezione di Brunetto Latini dal Medioevo al Rinascimento (atti del convegno internazionale di studi, Università di Basilea, 8-10 giugno 2006), a cura di Irene Maffia Scariati, Firenze, Edizioni del Galluzzo (2008), pp. 515-534.

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